8 Marzo A dream of reading

I'm Woman #1

venerdì, marzo 08, 2013Unknown



Banner realizzato a cura di Anita Book

Carissimi lettori,
dopo un periodo di lungo silenzio e assenza -dovuto ad una fase d’intenso lavoro che a breve troverà modo di potersi finalmente mostrare ai vostri occhi attraverso importanti news letterarie che mi riguardano-, eccomi di nuovo qui ad inaugurare un progetto in cui Holly Girls riversa particolare attenzione; un programma ben definito e studiato che porta il nome di I’m Woman: firma rosa di libertà e autoaffermazione della donna nel mondo.
L’idea di questo excursus al femminile è nato dal mio personale desiderio di confermare Holly Girls ad una più alta qualità di contenuti dedicati alla donna e alla sua indelebile presenza nell’arte e nella società d’ogni epoca. Ma non solo: I’m Woman cederà il suo marchio ad un progetto ancor più ampio e importante, del quale a breve potrò darvi ulteriori notizie e approfondimenti ;)
In questa prima puntata, I’m Woman ospita l’articolo curato dalla mia cara amica, nonché conosciutissima blogger e autrice free-lance per varie testate online -tra cui Fantasy Planet-, Maila Daniela Tritto, che ci conduce in un viaggio letterario dove la donna brilla di beltà immortale e incontaminata.
Maila è inoltre titolare del blog letterario A dream of Reading, QUI il link per accedere ad esso.
L’iniziativa avrà una cadenza di articoli settimanale, e sarà estesa durante tutto il mese di Marzo grazie alla collaborazione di un gruppo al femminile che avremo modo di conoscere meglio durante ogni appuntamento.
Quale data migliore di questa -8 Marzo- per inaugurare l’inizio di una simile avventura dedicata alla donna e al suo modo unico di essere preziosa per un mondo in cui la speranza sembra ogni giorno venire meno?
Per una giovane woman come me, che tanto crede nella parità di diritti pur nel riuscire a mantenere una visione nitida che i differenti ruoli di uomo-donna dovrebbero avere, oggi è il giorno ideale per dare voce a questo nuovo e frizzante progetto lanciato da Holly Girls, cogliendo l’occasione per augurare a tutte voi lettrici…
Buona Festa della Donna!

I’m Woman
La donna nella letteratura,
uno sguardo al passato per capire il presente
A cura di Maila Daniela Tritto

Senza nessun bisogno di affrettarsi.
Nessun bisogno di mandare scintille.
Nessun bisogno di essere altri che se stessi
(Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf).

Q
uando si inizia a parlare di donne e del rapporto tra queste e la letteratura, si finisce inevitabilmente col citare il percorso storico e scientifico definito ‘Woman’s Studies’, ossia gli studi svolti dalle donne sull’evoluzione storica, nonché le varie implicazioni sociologiche, che il ruolo femminile ha avuto e ha nella società. Nati prima in Nord America, successivamente si sono sviluppati nella zona anglofona dell’Europa occidentale. Gli studi sono la testimonianza di un percorso che ha condotto le donne a rivendicare i propri diritti - sociali e civili, insieme-, sviluppando il movimento quale corrente socio-culturale, con logiche implicazioni politiche.
Date queste brevi premesse, addentriamoci nell’ambito letterario, che è il primo ad essere valutato per il progetto I’m Woman: ‘sono una donna’. La stessa che acquista consapevolezza del suo ruolo, e peculiarità nella trattazione letteraria di una scrittrice come Virginia Woolf, la quale - molto amabilmente, e a dispetto del periodo storico di riferimento - sostenne, nella celebre opera Una stanza tutta per sé (A Room of One’s Own, 1929):  «Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi».
In questo saggio - in parte autobiografico, manifesto della condizione della donna dell’epoca -, l’autrice analizza la figura femminile, anche e soprattutto in rapporto alla scrittura quale elemento che sia in grado di creare «evasione», in una società maschilista e patriarcale. In sostanza la donna ha bisogno di un riconoscimento sociale, dal quale era stata del tutto privata sin dal Medioevo. Pertanto, la letteratura rappresenta un’importante testimonianza delle voci plurali delle donne, che si esprimono mediante la scrittura. Inoltre, la letteratura offre la variegata possibilità di tratteggiare le caratteristiche peculiari del genere femminile, e questo nel momento in cui le scrittrici riversano le idee, i sentimenti, le emozioni sulla «carta».
Nel saggio sopracitato, Virginia Woolf afferma che:

«Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione “io almo”, “io odio”, “io soffro”. La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c’è “io” in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C’è l’amore, ma non è l’amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L’impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. […] Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dei fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera e far parlare il vento e ruggire il tuono».

Partendo da alcune considerazioni, come quelle sulle opere delle sorelle Brontë, la Woolf avvalora la tesi secondo la quale la società patriarcale ostacola la libertà di espressione, reprimendo con la forza le idee nate dalla compagine femminile. Il periodo storico in cui è vissuta la scrittrice, si sa, è di vasta complessità. Tanto che, ad oggi, sembrano essere «lontane» - ma non troppo - le rivendicazioni femminili, che sono perdurate fino agli anni Settanta. Il clima sociale del primo Novecento è ancora costituito dall’azione repressiva degli uomini, nei confronti della femminilità. Le donne non hanno la possibilità di accedere facilmente all’educazione, pur con tutte le eccezioni del caso che riguardano per lo più il ceto aristocratico.
Alla base vi è l’opinione pubblica che secondo Jürgen Habermas si è realizzata mediante il processo di «pubblicità» del potere e della rappresentanza politica, fondata sulla libertà di espressione e di condivisione delle idee e degli ideali. Le esigenze che portano gli uomini - e conseguentemente le donne - della borghesia liberale si esprimono inizialmente come foro delle opinioni in cui la forza dell’argomento, che sia più efficace, funge da istanza di controllo del Leviatano e consente l’applicazione dei diritti fondamentali dell’uomo.
L’analisi di Habermas procede per tappe. L’avvento dell’Illuminismo - e i primi baluardi del movimento culturale e filosofico, nonché politico e anche letterario - portò alla concretizzazione di diverse forme di associazionismo civile, la maggior parte delle quali rappresentate dai caffè e dai salotti letterari. Questi ultimi furono i luoghi deputati alla rappresentanza femminile: organizzati da donne, appartenenti tuttavia al ceto aristocratico, che intendevano discorre di affari politici e di questioni culturali.
Perché parlare di secoli di Storia addietro, in un contesto come quello odierno? Forse perché, più di ogni altra cosa, è fondamentale comprendere lo spirito con cui le donne - scrittrici, filosofe, letterate, artiste - hanno tentato di allontanarsi da una società che le voleva «semplicemente» mogli e madri. La donna, perciò, ha «subito» una vera e propria ridefinizione del suo ruolo. D’altronde anche una delle più importanti studiose del movimento femminista, Carol Patman, nel suo saggio apparso nel 1983 The Fraternal Social Contract sostiene che la lotta femminista abbia permesso alle donne di godere di uguali diritti civili.
In realtà, scrivere per le donne rappresenta quasi una forma di ribellione all’emancipazione. Il percorso non è stato del tutto semplice, e per un periodo considerevole le scrittrici hanno dovuto celare il loro vero nome ricorrendo a pseudonimi maschili. È il caso ad esempio di George Eliot, o di George Sand, narratrici di incredibile creatività espressiva. Ma se la prima usa un nome de plume quasi per vezzo - sebbene all’epoca le scrittrici non fossero ben viste, appartiene a un ceto elevato e usa lo pseudonimo per ragioni lontane da quelle sociali -, la seconda sceglie per necessità. Solo in seguito le donne potranno rivelare i loro nomi, ovvero successivamente alla Rivoluzione francese che ha portato alla libertà e all’uguaglianza, sia maschile sia femminile.
I periodi successivi vedranno l’emergere di una varietà femminile letteraria, da Jane Austen a Emily Dickinson, a Emily e Charlotte Brontë - che più della sorella Anne, si sono dedicate alla scrittura -, a Virginia Woolf, appunto, e a tutte quelle scrittrici, poetesse, ma anche giornaliste che hanno fatto e fanno ancora la Storia della letteratura italiana e internazionale. Ed è con una poesia di Alda Merini, dedicata alle donne, che concludo la mia parte pubblicata proprio l’8 Marzo, la Giornata Internazionale Della Donna: indetta per ricordare le conquiste sociali, politiche, ed economiche, ma anche le discriminazioni che per secoli le donne hanno dovuto subire.

A tutte le donne
Fragile, opulenta donna,
           matrice del paradiso            

sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.
(Alda Merini)

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"Lo stare insieme è nello stesso tempo per noi essere liberi come nella solitudine, essere contenti come in compagnia."
Emily Brontë

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